L'Africa celebra gli U2

“In the Name of Love: Africa celebrates U2”.
Alcuni artisti africani si sono riuniti per rendere un tributo al gruppo irlandese spesso impegnati in progetti per lo sviluppo dell’Africa: una raccolta di 12 canzoni selezionate fra i più grandi successi degli U2”.
Angelique Kidjo dal Benin apre il disco con un tono rilassato nella multilingue “Mysterious ways”.
Il maliano Vieux converte “Bullet the blue sky” in un ipnotico blues, il senegalese Cheikh Lò crea una versione personale di “I still haven’t found what I’m looking fo”r, Keziah Jones spinge “One” sui territori del funk e della samba, mentre Le s Nubians trascinano With or With out you sulla pista da ballo. C’è anche “Sunday Bloody Sunday” interpretata dal guineano Ba Cissoko. Parte dei ricavi delle vendite della compilation andranno al Global Fund ente che combatte contro AIDS TBC e malaria in 136 paesi. Il disco è anche l’occasione per far conoscere al grande pubblico la musica fra i migliori artisti africani (tratto da Internazionale n.744 del 16 maggio 2008)

2001 - "La nave dell'aborto" arrivò a Dublino


Rebecca Gompers è la fondatrice dell’organizzazione olandese “Women On the Wawes” che invia una nave dell’aborto nei paesi dove la pratica è ancora illegale, porta le donne nelle acque internazionali e pratica l’interruzione della gravidanza. La nave è già approdata in Irlanda, Polonia e Portogallo e la prossima estate è programmata la tappa in Sudamerica o in Africa perché gli aborti clandestini sono più pericolosi per le donne dei paesi in via di sviluppo.

Nel 2001, quando tutto era pronto per la prima spedizione si scelse l’Irlanda per vicinanza ai Paesi Bassi e per l’assenza di barriere linguistiche . Rebecca Gomperts racconta come si rese conto di essere stata ingenua . Aveva buoni contatti con alcuni gruppi locali che si battevano per il diritto all’aborto. Questi erano favorevoli ad una campagna di sensibilizzazione ma non volevano che si offrisse alle donne la possibilità di abortire. Cosi il team della WOW decise di distribuire solo la pillola abortiva e di non praticare l’aborto chirurgico. Alla fine della spedizione la nave aveva ricevuto più di 200 telefonate di donne che volevano abortire e Rebecca rimase stupita dell’impatto politico del viaggio. Era come se una donna irlandese andasse ad abortire in Inghilterra con la differenza che la nave rappresentava un simbolo di “libertà di scelta”. Rebecca Gompers ha da quel momento continuato la sua battaglia che non si limita alla mera sensibilizzazione ben sapendo di esporsi a critiche e a ripercussioni negative anche a livello politico. Tuttavia i risultati spesso tangibili come quelli del Portogallo spingono lei e la sua organizzazione ad andare avanti.
(Nel 2004 due navi da guerra portoghesi impedirono alla sua nave di entrare in porto. L’operazione destò u tale clamore che la materia dell’aborto ebbe un ruolo centrale nel dibattito politico per le elezioni del 2005 e nel 2007 è stata ratificata una legge che permette alle donne di abortire.)

(Tratto da The Guardian 2008, Julie Ferry)